A, B, C PER RICONOSCERE LE PIANTE AMICHE DELLE API – Giulia Giraudo
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A, B, C PER RICONOSCERE LE PIANTE AMICHE DELLE API

Se anche a te capita ogni tanto di soffermarti ad osservare la natura e ti domandi come tale bellezza possa esistere questo articolo fa per te. Scopriremo, infatti, come le api percepiscono l’universo e come i fiori si siano evoluti adattandosi al senso cromatico delle creature che li frequentano maggiormente.

L’ape ed il suo ruolo nell’impollinazione

L’ape è un insetto sociale. In un alveare ci sono circa 60.000 api, solo una ha i caratteri sessuali femminili ben sviluppati ed è la regina. Le api operaie ottengono il loro cibo visitando i fiori, in cui alcune raccolgono goccioline di nettare ad alta concentrazione zuccherina, mentre altre si dedicano al polline necessario per lo sviluppo delle larve. La raccolta del cibo non è un saccheggio, ma uno scambio: volando tra un fiore e un altro con il polline che aderisce al loro corpo permettono l’impollinazione.

L’impollinazione è il trasporto dei granelli di polline della parte maschile a quella femminile dell’apparato riproduttivo del fiore.

Vi sono tre tipi di impollinazione: anemofila, idrofila ed entomofila. A noi interessa quest’ultima perchè è quella portata avanti dagli insetti pronubi, come farfalle, bombi e api.

Il meccanismo di questa impollinazione funziona in questo modo: l’ape bottinatrice una volta che ha trovato una sorgente di cibo lo comunica alle altre api. La comunicazione dell’ape avviene grazie ad altri tipi di segnali, come l’odore della sorgente alimentare di cui la bottinatrice si è imbevuta il corpo. Vedremo nei prossimi minuti quali sono i sensi delle api e la stretta relazione che questi hanno con le fioriture.

Le specie mellifere

La parola mellifero deriva dalla lingua latina, e significa “portatore di miele”.
Per piante mellifere si intende, infatti, tutte quelle specie vegetali capaci di attrarre gli insetti pronubi, perché ricche di polline e nettare di cui esse si nutrono e da cui deriva poi la produzione di miele.

Esistono delle specie mellifere che producono più polline ed altre più nettare. Quando ciò avviene allora si parla di specie pollinifere e specie nettarifere. Ma come fanno queste specie a farsi notare dagli insetti impollinatori? Per millenni le piante che adottano l’impollinazione entomofila si sono evolute per essere viste, sentite o assaggiate dagli insetti pronubi, proprio come facciamo noi quando vogliamo farci belli ed interessanti agli occhi dei nostri amati. In queste prossime righe scopriremo i sensi delle api per capire quali essenze mellifere scegliere per i nostri terrazzi e giardini.

La vista

Le api percepiscono i colori, ma tale percezione cromatica non è simile alla nostra: infatti l’ape percepisce solo 4 differenti qualità: il giallo, il verde bluastro, l’azzurro e l’ultravioletto. 

Se confrontiamo il senso del colore delle api con quello dell’uomo, notiamo che per l’ape lo spettro visibile si contrae nel rosso. Infatti le api sono cieche nei confronti del rosso, mentre il loro spettro del visibile si dilata nell’ultravioletto. Dunque per le api lo spettro del visibile è spostato rispetto al nostro. Questa scoperta fu molto interessante, ed un’ulteriore conferma del fatto che i fiori non hanno una mera funzione estetica, ma i colori di essi si siano sviluppati come un adattamento al senso cromatico degli insetti e della piccola fauna che li frequenta.

Infografica realizzata da Giulia Giraudo

Se siete degli amanti dei mieli o se siete degli apicoltori in questo momento osservando lo spettro visibile delle api vi starà sorgendo qualche dubbio. Uno di questi probabilmente è: se le api vedono esclusivamente questi colori com’è possibile che esistono delle specie mellifere che hanno una fioritura bianca, come l’acacia ed il biancospino?

La scienza ci viene in soccorso e ci spiega quale fenomeno avviene in atto: in questo caso i fiori bianchi assorbono la luce ultravioletta per cui alle api i fiori bianchi sembrano colorati di verde-bluastro. Dunque è solo mediante la loro pigmentazione che i fiori diventano attrattivi per le api.

L’eccezione botanica

Ho da chiedervi ora di provare a prendervi qualche secondo e provare a ricordarvi l’ultima volta che siete andati in un bosco, in un parco o in un’area verde. Quali erano i colori delle specie vegetali che spontaneamente fiorivano?

Nelle mie passeggiate tra i boschi cuneesi ho visto delle primule gialle, delle erbe di trinità violette e bianche, degli anemoni dei boschi bianchi e i rovi fioriti di un bianco candido: tra tutti i colori che ho incontrato nessuno di questi era rosso scarlatto.

Immagino che pensando anche tu alle tue passeggiate dei fiori rossi scarlatti spontanei non ti è mai capitato di incontrarli. Tutto ciò è normale perchè nel nostro continente europeo i fiori scarlatti sono molti rari. E ciò è dovuto al fatto che tale colorazione è poco attrattiva per gli insetti impollinatori.
Invece nel continente americano e africano i fiori scarlatti sono particolarmente presenti perchè vi sono uccelli, come i colibrì che sono attratti da tale colore, e di conseguenza i fiori americani ed africani si sono coevoluti adattandosi ai colori percepiti da tale specie.

Foto presa sul sito web www.pexels.com

Come la grammatica italiana ci ha insegnato, ogni regola ha una sua eccezione che la conferma.

Ebbene pure il vastissimo mondo della botanica non è da meno. L’eccezione in questo caso è il papavero.

Il papavero è di origine europea-caucasica, è rosso scarlatto ed è una specie mellifera. Abbiamo appena detto che le api sono cieche al color rosso eppure queste sono attratte dal papavero. Ciò è possibile unicamente perchè i papaveri riflettono i raggi ultravioletti della luce solare e le api sui fiori di papavero riconoscono la luce ultravioletta riflessa. In altre parole loro non percepiscono il rosso del papavero, ma solamente l’ultravioletto. E noi con il nostro occhio umano vediamo solamente il rosso.

Le guide al nettare

I colori possono essere utili anche in un altro modo: se osserviamo il fiore di ibisco cosa notiamo?

Vediamo delle linguette fucsia che dobbiamo immaginare come delle piste di atterraggio che indicano la strada alle api. Queste linguette sono chiamate guide al nettare.

Tale ragionamento sui colori può essere fatto anche con le foglie. Il fogliame per noi è verde, mentre per le api è grigio con una sfumatura giallastra ed i fiori sgargianti spiccano con uno sfondo così neutro.

L’olfatto

Le api, come l’uomo, hanno due tipi di sensi chimici, l’olfatto ed il gusto. Gli organi olfattivi  delle api sono le antenne.

Le antenne possono definirsi come l’organo più importante delle api. Anche se questo ci lascia sorpresi, la realtà è proprio la seguente. Le api sono in grado di utilizzare la maggior parte dei loro sensi grazie alle antenne. I sensori presenti all’interno di queste due piccole protuberanze sono davvero innumerevoli: vi sono, ad esempio, quelli relativi alla temperatura e all’umidità.
Inoltre le antenne posseggono la capacità di rilevare la luce polarizzata. Sembra niente ma ci basta pensare che le api si orientano grazie alla posizione del sole. Rilevare anche la luce polarizzata permette loro di comprendere da che lato provengono i raggi solari anche nei casi di ridotta visibilità e di tempo nuvoloso. 

Per di più le api sanno distinguere tra diverse qualità di odori proprio come una persona dotata di percezione olfattiva.

Quando un’ape bottina i fiori, di solito, limita le sue visite su una singola specie vegetale poichè usa il profumo del fiore come guida verso la sorgente di cibo.

Che ruolo hanno dunque in un fiore il colore e il profumo? Il colore dei fiori ha dunque il vantaggio di attirare le api da una maggior distanza, mentre l’odore che è tipico per ogni pianta, permette il definitivo riconoscimento dell’ape in prossimità dei fiori.

C’è un altro aspetto da tenere in considerazione: poco fa abbiamo parlato delle guide del nettare. Ebbene, queste non solo hanno un colore differente rispetto al fiore, ma hanno anche un profumo differente rispetto al resto del petalo.

Il gusto

Gli organi del gusto delle api sono localizzati sulle appendici boccali e hanno lo scopo di esaminare il cibo quando viene assunto. È bene sapere che le api, come noi, sono in grado di riconoscere le sostanze dolci, salate, acide e amare e di valutare in maniera precisa la concentrazione zuccherina.

Lo scienziato Von Frisch ha stabilito dopo innumerevoli esperimenti che le api hanno una “soglia della percezione” per il saccarosio compresa tra 1 e 2%. Tuttavia le api si rifiutano di succhiare soluzioni che contengono meno di 5% di zucchero a causa della bassa percentuale zuccherina. Mentre se è tra i 10 e 20% il comportamento varia a livello individuale. Con le soluzioni superiori il 20% le api le utilizzano costantemente.

Dunque le soluzioni a basso contenuto zuccherino, sono accettate come nutrimento diretto, viceversa i fiori che normalmente secernono  nettare ad alta concentrazione zuccherina, sono prediletti dalle api ed immagazzinati. Questo inciso andava fatto perchè è bene nella scelta delle specie mellifere prediligere specie mellifere che producano una concentrazione di zucchero maggiore.

La comunicazione tra le api

Le api comunicano tra di loro mediante una danza circolare. E la danzatrice si sposta nelle differenti zone dell’ alveare per ripetere la danza.

Attorno alla danzatrice le api vicine eccitate hanno due modi per percepire il profumo dei fiori:

1. Annusando il profumo addosso alla danzatrice con le antenne.

2. Nutrendosi dall’ape che ha scovato la sorgente di cibo, la quale rigurgita una gocciolina di nettare dalla sua borsa melaria.

Dopo aver trasmetto tali informazioni le api possono raggiungere la fonte di cibo.

Foto di Michael Hodgins

Le caratteristiche delle specie mellifere

Arrivati a questo punto ecco quali sono le caratteristiche da ricercare nelle vostre essenze da mettere a dimora nei vostri spazi verdi:


– Scegliere fiori semplici anziché complessi

L’industria del giardinaggio ha selezionato piante con fiori sempre più complicati e con copiosi petali. Belli da vedere, ma non attrattivi per gli insetti. Questi fiori, infatti, dirigono tutta la forza alla produzione di petali e non producono parecchio nettare né polline. Inoltre perché ad un insetto pronubo valga la pena effettuare la trasferta occorre mettere a dimora almeno un gruppo di fiori interessanti, anziché esemplari singoli. Ricordiamoci inoltre che alberi e cespugli solitamente producono molti fiori e di conseguenza basta piantarne un paio; mentre le piante erbacee ne producono relativamente pochi, ed occorre quindi metterne a dimora o seminare più esemplari.

– Essenze per la raccolta di polline

Il polline è l’insieme dei microgametofiti prodotto nelle antere. La funzione principale del polline è il trasporto del gamete maschile nei pressi di quello femminile. Vi sono alcune piante che producono più polline rispetto ad altre. Dunque è bene optare la scelta su specie che producano più polline, essendo una sostanza proteica utile.

– Tenere conto del potenziale mellifero medio

È una misura dell’importanza nettarifera di una specie. Tale potenziale si calcola considerando la quantità media di nettare secreto da un fiore in 24 ore, la sua concentrazione zuccherina, la durata di vita del fiore ed il numero medio di fiori.

 – Produzione media di zucchero nelle 24 ore

Come visto in precedenza i fiori che secernono nettare ad alta concentrazione zuccherina sono i prediletti degli insetti pronubi.

– Scelta e messa a dimora o la semina di specie a bassa manutenzione

È l’ideale per cercare di avere una massima resa ed il minimo sforzo. Essenziale è la scelta di essenze che richiedano poca acqua per vegetare considerando l’acqua una risorsa sempre più a rischio a causa del cambiamento climatico in atto.

– Fioritura prolungata

Per far sì di assistere maggiormente l’approvvigionamento degli insetti pronubi.

– Adatte al contesto pedo-climatico del sito

Una specie viene definita autoctona quando essa ha avuto origine nel medesimo areale in cui si trova. Ecco, tale specie che si sono sviluppate in un contesto con un determinato clima ed una specifica componente pedologica se coltivate in una data regione ecosistemica vegeteranno probabilmente bene. Inoltre la scelta di specie autoctone incrementa la biodiversità, ha minor esigenze di manutenzione, pochi problemi fitosanitari ed un elevato valore didattico.

– Non scegliere specie alloctone invasive

Una delle principali cause, riconosciute a livello internazionale, della riduzione del livello di biodiversità nel mondo, è rappresentato dalla presenza e dallo sviluppo di specie esotiche/alloctone. Questa tematica per me sta molto a cuore da come avrete capito anche dai miei articoli precedenti. Il mio consiglio: cercate sul sito della vostra regione le specie vegetali presenti nelle black list. Per la Regione Piemonte sono queste.

Ti interessa l’argomento…

Leggi qui l’articolo “IMPOLLINATORI IN PERICOLO” dal quale potrai leggere le buone pratiche da attuare per aiutare ulteriormente gli insetti pronubi.


Foto di copertina di Hasan Albari.

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