Le piante di Natale: simboli di festa e bellezza naturale – Giulia Giraudo
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Le piante di Natale: simboli di festa e bellezza naturale

Sui nostri feed di Instagram superato Halloween troviamo già qualche post natalizio, Mariah Carey si è letteralmente “scongelata” e la voglia di bere una tazza di cioccolata con panna cresce sempre di più. Tutto ciò significa solo una cosa: l’attesa del Natale è iniziata. E con essa la mia voglia di pensare ai doni che farò. Da qualche anno ho sempre più il desiderio di creare parte del regalo con le mie mani, per esempio lo scorso anno ho realizzato un calendario dell’avvento personalizzato per il mio ragazzo e un paio di amiche. Era un calendario molto semplice con un bastone e delle bustine di stoffa legate con dei nastri rossi. All’interno di ogni bustina avevo inserito un dolcetto, una tisana e un indizio per far scoprire il regalo finale. Quanta gioia mi ha dato realizzarlo e pensare che per quasi un mese ho accompagnato quotidianamente alcune delle persone a me più care.

Così da qualche giorno sto elaborando nuove idee per quest’anno e penso sia giusto condividere con voi alcune mie conoscenze botaniche per ispirarmi e farvi ispirare sulla scelta dei doni da fare ai vostri cari.

Non mi resta che consigliarvi di prepararvi una bella tisana, mettervi comodi sul sofà e immergervi nella lettura!

C’era una volta…

Fin dalle origini dei primi popoli la natura ed i suoi elementi sono stati venerati. La vegetazione è stata usata dagli uomini come nutrimento, medicinale e simbolo delle divinità. Tutto ciò fino in epoca barbarica perché dopo l’arrivo del cristianesimo le popolazioni furono evangelizzate e la venerazione verso le piante ed il loro significato venne considerato pagano. Con il passare delle epoche storiche e di movimenti culturali, sociali e politici ci furono notevoli cambiamenti ed il significato druido delle piante venne cristianizzato e fu così che antiche tradizioni furono rispolverate. Segue un breve carosello sulle piante legate alle festività del mondo pagano e cristiano. Sarei curiosa di sapere nei commenti se conosci altri esempi botanici da aggiungere all’articolo!

Abete

L’abete, insieme alla betulla, viene considerato tra le popolazioni dell’Asia settentrionale un albero cosmico che si erge al centro dell’universo. Secondo queste popolazioni dall’ombelico della terra si trova l’albero più alto, un gigantesco abete che collega le tre zone del cosmo: cielo, terra ed inferi. Nel calendario celtico l’abete era consacrato al giorno della nascita del Fanciullo divino: giornata supplementare che seguiva al solstizio d’inverno.

Anche nei paesi scandinavi e germanici è stato documentato il legame tra l’abete ed il solstizio d’inverno, dove nel Medioevo ci si recava poco prima del solstizio nel bosco a tagliare un abete che, portato a casa, veniva decorato con ghirlande, uova dipinte e dolciumi. Con l’avvento del cristianesimo questa tradizione fu abbandonata. Solo nel 1840 la principessa Elena, sposa del Duca di Orleans introdusse l’albero di Natale a corte, suscitando una grande sorpresa. Da quel momento nelle corti europee si iniziò a decorare abeti bianchi e rossi a simboleggiare la nascita di Cristo, anzi a trasformarsi nel simbolo di Cristo come l’albero della vita per una curiosa analogia con le tradizioni siberiane.

Foto di Boryslav Shoot

Ma davanti a me ho un pino o un abete?

Chiamiamoli con i loro nomi

Queste due piante appartengono alla stessa famiglia delle Pinaceae, ma differiscono per il genere.

Il genere Abies presenta le foglie, comunemente chiamati aghi, che partono direttamente dai rametti, mentre per il genere Pinus gli aghi si trovano riuniti in gruppetti che partono da brevissimi rami, chiamati brachiplasti.

Quindi la prossima volta che ne incontri uno osserva le sue foglie per distinguerli. Nell’esempio qui a destra puoi notare nella prima foto un abete, mentre nella seconda un pino.

Ginepro

Un’usanza precristiana racconta che i Norvegesi, fino al secolo scorso, nella vigilia del Natale e nel giorno delle feste familiari, ornavano l’interno delle case con i rami di questo arbusto, spargendone anche sul pavimento affinché purificassero l’aria col loro balsamico profumo.

In Italia, più precisamente nelle campagne emiliane, all’inizio del Novecento si usava bruciare un ramo di ginepro la sera di Natale, di San Silvestro e dell’Epifania, per poi usare il suo carbone nell’anno nuovo per rimedi superstiziosi.

Foto di Sam Divita

Rosa di Natale

Si narra che sulla scia dei Vangeli i Magi erano arrivati ai primi di gennaio alla grotta di Betlemme portando i doni destinati a Gesù Bambino annunciato dalla cometa. Nei pressi della grotta vi era una pastorella che, vedendo i ricchi doni dei Magi si sentì in difetto per non aver nulla da offrire, e si mise a piangere. Quando vide sbocciare fra la neve alcuni fiori bianchi dalle antere dorate: erano le rose di Natale, che lei potè dorar al Salvatore.

Foto di Alena Yanovich

Stella di Natale

La Stella di Natale fu scoperta nel 1520 dagli Spagnoli di Cortès che notarono questa pianta per la sua particolare “fioritura”. Tuttavia i conquistatori non la portarono in Europa. Solo nel 1825 l’ambasciatore degli Stati Uniti Robert Poinsett ne portò alcuni esemplari in Messico per coltivarli. In suo onore i botanici la battezzarono Poinsettia pulcherrima. Nel Novecento la sua coltivazione si diffuse così tanto che si iniziò a regalarla nelle feste natalizie assieme al vischio e all’agrifoglio.

Foto di Fran

Quando su Instagram vi ho fatto presente che stavo lavorando a questo articolo un mio amico mi ha chiesto: “Come posso far ritornare rossa la Stella di Natale?”. Questa pianta è fotoperiodica brevidiurna, ovvero ha maggior tempo a disposizione per assorbire luce e sostanze nutritive da trasformare in energia, e la sua fioritura è autunno-invernale, quando le giornate sono corte. E’ bene avere a mente ciò perchè se si vuole far ritornare le foglie apicali rosse bisogna rispettare le esigenze della pianta. Ebbene sì, avete letto bene i fiori veri e propri della Stella di Natale sono delle palline insignificanti al centro delle foglie rosse, dette brattee. Le brattee sono, pertanto, foglie modificate con lo scopo di attrarre gli insetti. Quindi quali sono i passaggi che dovreste fare per far diventare nuovamente rossa una Stella di Natale?

  1. Quando riceviamo in dono questa pianta dobbiamo in primis monitorare l’apparato radicale che non deve soffrire di ristagno idrico. La Stella di Natale è una pianta succulenta, e come tale necessita di poca acqua.
  2. Trovare la sua giusta posizione nella vostra casa: infatti la Stella di Natale non tollera gli sbalzi di temperatura, ciò vuol dire che dovete porla lontana da finestre, porte, caminetti o termosifoni. Dopo le feste natalizie la pianta entrerà in riposo vegetativo, quindi non allarmatevi se sfiorita ed inizierà il suo naturale cedimento.
  3. Verso febbraio dovrete potarla accorciando i rami ormai spogli e poi rinvasatela in un terriccio molto drenante.
  4. Durante il periodo primaverile-estivo concimatela un paio di volte al mese con un concime universale.
  5. Da settembre inizierà il percorso vero e proprio per ottenere le nostre brattee rosse. Come detto in precedenza le brattee accompagnano la fioritura per metterla in risalto, pertanto è importantissimo aiutare la pianta con concimi ricchi di fosforo e di potassio. Ed inoltre è arrivato il momento di “ingannare” la Stella di Natale: essendo una pianta brevidiurna dovrete metterla nelle condizioni di non ricevere luce naturale e/o artificiale dalle 17.00 di pomeriggio alle 7 del mattino successivo. Per far ciò potete metterla in una stanza buia oppure coprirla con un telo oscurante bucherellato per permettere il ricircolo dell’aria. Ed una volta che il processo di colorazione delle foglie si attiverà potete non coprire più la pianta.

Lo so, probabilmente non pensavate fosse una pianta così delicata ed impegnativa, ma son sicura che con questi accorgimenti quest’anno le vostre Stelle di Natale sopravviveranno e qualcuna andrà anche in fioritura.

Agrifoglio e pungitopo

Sembrano simili queste due specie, ma l’agrifoglio, conosciuto anche con il nome pungitopo maggiore, è un albero che appartiene alla famiglia delle Aquifoliaceae, mentre il pungitopo è un arbusto che fa parte della famiglia delle Asparagaceae. La confusione apparente è dovuta all’uso che se ne faceva un tempo. Entrambe le piante presentano “spine” ed erano usate per tenere lontani i topi dai cibi. Perchè parlo di “spine”? Scusate ma qui devo tirar nuovamente fuori qualche skills di botanica appresa all’università.

L’agrifolio deriva dal nome latino acrifolium, e questo è già un indizio identificativo significativo: “acer“= acuto e “folium“= foglia. Infatti le foglie di questo albero hanno un margine fogliare dentellato e spinoso solo sui rami più giovani e bassi, con l’intento di difendersi dagli erbivori. Le “spine” invece del pungitopo sono la parte terminale dei cladodi, fusti trasformati che hanno assunto la funzione di foglie, divenendo ovali, appiattiti e rigidi con estremità pungenti.

Gli antichi romani portavano dei ramoscelli di agrifoglio durante i Saturnali, nei giorni che precedevano il solstizio invernale, perchè li consideravano dei talismani. Per questa funzione di amuleto solstiziale spesso si piantava l’albero in vicinanza delle case per tener lontani i malefici. Tale funzione si ispira probabilmente al suo aspetto: le foglie coriacee e munite di spine molto pungenti rimandano alla mente una funzione di difesa.

Il pungitopo grazie alle sue foglie e alle bacche rosse che maturano alla fine dell’autunno e restano per tutto l’inverno, ha evocato lo stesso simbolismo dell’agrifoglio. Per questo motivo nelle zone dove l’agrifoglio è una pianta protetta, il pungitopo lo ha sostituito.

Foto di Nastya Korenkova e Andy Lee

Verbena

I Romani ritenevano che uno dei doni augurali regalati alle calende di gennaio, con l’inizio del nuovo anno, fosse la verbena officinalis, una piantina che cresce sui bordi delle strade, nei prati aridi e nei campi. Essendo un’essenza consacrata agli dei, usata sia nei sacrifici che per incoronare gli altari e le statue degli dei, si dice che chi avesse posseduto un filo d’erba con una verbena sarebbe diventato invulnerabile.

In Piemonte fino all’inizio del Novecento la gente di campagna credeva che sfregandosi della verbena sul palmo della mano si sarebbe follemente innamorata della prima persona alle quale si sarebbe stretta la mano.

Foto di Andy Lee

Vischio

Secondo i Celti il vischio era una pianta donata dagli dei poiché non ha radici e cresce come parassita sul ramo di un’altra pianta. Plinio riferisce che il vischio venerato dai Celti era quello che cresceva sulla quercia, considerata l’albero di Dio dei Cieli perchè su di esse cadevano spesso i fulmini e con essi il vischio. Questa pianta era l’emanazione del fuoco celeste, e, in questo modo, che tagliando il vischio con i riti mistici si procuravano tutte le proprietà magiche del fulmine.

La natura solare del vischio e la sua nascita dal Cielo non potevano che ispirare i cristiani ad associarlo al simbolo di Gesù Cristo, luce del mondo, nato in modo misterioso. Il vischio giunse dentro le chiese grazie alla cattedrale di York, in Inghilterra, dove si diede inizio all’usanza di portare in chiesa durante la Vigilia di Natale un ramo di vischio e ci restava per 12 giorni successivi.

Foto di Fran

Se ti è piaciuto questo articolo…

Dovresti leggere anche questo “L’autunno e la sua “naturale” magia” sul simbolismo delle piante. Segui il link!

Bibliografia

Guida al riconoscimento degli alberi d’Europa, Marcello Goldstein, Gualtiero Simonetti e Marta Watschinger, Mondadori, 1983

Florario, Miti, leggende e simboli di fiori e piante, Alfredo Cattabiani, Mondadori, 2018

Immagine di copertina è di Jeswin Thomas

2 Comments
  • Paola
    Posted at 14:20h, 08 Novembre Rispondi

    Grazie Giulia per i consigli riguardo alla Stella di Natale!
    Non sono mai riuscita a farla arrivare ad una fioritura 😅 D’altronde l’ho sempre messa vicino ad una finestra 🙈

  • PBoddoro
    Posted at 17:32h, 18 Novembre Rispondi

    Grande Giuli, ottimi i consigli sulla stella di Natale. Ho iniziato un po’ tardi a provare a fare quanto indicato quindi non so se arriverò all’obiettivo di farla rifiorire ed avere nuove foglie rosse! Male che vada riprovo il prossimo anno! Grazie!

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