STORIA DEI GIARDINI: un viaggio dall’antichità fino ai giorni nostri – Giulia Giraudo
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STORIA DEI GIARDINI: un viaggio dall’antichità fino ai giorni nostri

Se vi è già capitato di leggere alcuni dei miei articoli avrete capito che prima di iniziare ad approfondire un argomento mi piace definire bene il protagonista del mio articolo. Ed oggi che il soggetto è il giardino non posso far altro che riportarvi la definizione del mio Docente di Storia dei giardini Carlo Tosco:

Il giardino è un luogo separato dal territorio circostante, allestito dall’uomo per garantire un ambiente idoneo al godimento della natura, secondo le forme e i modelli di una specifica cultura.

Definizione tratta dal libro “Storia dei giardini” di Carlo Tosco

Periodizzazione

Vi è la necessità di periodizzare l’evoluzione dei giardini, tenendo sempre a mente che tale cambiamento è stato graduale e lento. Non vi è un’epoca più importante di un’altra, ma tale periodizzazione vuole far emergere i caratteri fondamentali dei giardini nei secoli.

Un viaggio che parte da molto lontano…

Dopo la creazione dell’Universo, Dio creò Adamo ed Eva collocandoli nel giardino dell’Eden, in Oriente. Il giardino dell’Eden secondo le scritture era ricco di alberi da frutto attraenti per la vista e buoni per mangiare, dell’albero della vita nella parte più interna del giardino, insieme all’albero della conoscenza e del bene e del male. Questo giardino paradisiaco era attraversato da un fiume che si diramava in quattro rami: il Pison, il Gihon, il Tigri e l’Eufrate. Se i primi due sono fiumi mitologici, gli ultimi due esistono. E questo è un’informazione importante perchè possiamo collocare geograficamente il giardino dell’Eden, il luogo delle delizie, in Mesopotamia.

Secondo le scritture Dio affida le cure del giardino all’uomo. Ricordiamoci che l’Eden è un giardino colmo di natura spontanea ed il compito dell’uomo è quello di lavorare e custodire al meglio tale giardino. A questa si associa al giardino dell’Eden l’idea teologica di responsabilità.

I primi popoli in Mesopotamia

Infografica di Giulia Giraudo

Si può presumere che i primi giardini sorsero con la comparsa dell’orticoltura. Indicativamente nella prima metà del II millennio a.C. nell’area della Mezzaluna Fertile. Le piante fruttifere maggiormente diffuse all’epoca erano l’ulivo, la vite, il fico e la palma da datteri. Da quanto fanno emergere le fonti religiose e letterarie, dunque, nei primi giardini della Mesopotamia tali piante fruttifere inizialmente avevano unicamente il fine produttivo, e successivamente assunsero il ruolo ricreativo. Uno dei primi popoli dei quali si hanno antiche testimonianze sull’esistenza dei giardini sono i Sumeri. Sulle tavolette d’argilla scritte con il codice cuneiforme gli studiosi hanno trovato il termine giardino, soprattutto in alcuni documenti che narravano la letteratura sumerica. In questi racconti i giardini sono descritti come luoghi piacevoli, chiusi rispetto al luogo esterno, irrigati e ombrosi dove la vegetazione cresce rigogliosamente.

Gli egiziani

Infografica di Giulia Giraudo

Rispetto ai giardini mesopotamici su quelli egizi si hanno molte più informazioni grazie alla moltitudine di fonti che tutt’oggi possediamo: iscrizioni in geroglifico, immagini dipinte e indaginI archeologiche. È bene chiarire che nel III millennio a.C. possedere un giardino era un simbolo di lusso. Ed in Egitto i giardini venivano realizzati tenendo conto della necessità della vegetazione. Infatti la messa a dimora delle piante seguiva questo ordine: attorno al bacino di irrigazione erano presenti le specie acquatiche, a seguire la vegetazione ripariale lungo i bordi e infine delle alberate. Il giardino egiziano era geometrico ed abbellito da sfingi e statue.

Con gli egiziani si differenziano ben due tipologie di giardini:

  • Quelli nei pressi delle dimore con funzione di svago e piacere.
  • I giardini templari nei pressi dei centri religiosi con la funzione di garantire quotidianamente frutti e fiori per le divinità.
  • I giardini funerari attorno alle Piramidi dal forte valore religioso, poichè gli Egizi credevano che la sopravvivenza dell’anima del defunto FOSSE presso il luogo della sepoltura. Ed il giardino così assunse un valore sacro, e di conseguenza la vegetazione che veniva associata agli dei.
  • Gli orti funzionali con la funzione di approvvigionamento.

La tradizione dei giardini egiziani non finirà con iniziò il suo declino, ma le rappresentazioni dei paesaggi del Nilo furono un tema ricorrente nell’arte del mosaico ellenistico e romano.

Gli assiri

Infografica di Giulia Giraudo

Il popolo assiro tra il IX e VII secolo a.C. usava i giardini per esprimere la potenza dei suoi sovrani. I giardini assiri erano sfarzosi, ricchi di vegetazione esotica che arrivava dai territori conquistati e resa tale dall’articolato sistema di irrigazione. Il giardino era connesso al palazzo del sovrano e venivano aperti al popolo in occasioni di feste e cerimonie religiose. Con lo sviluppo dell’egemonia assira i giardini si arricchirono di statue e ornamenti ottenuti dalle loro conquiste e vennero introdotti animali vivi usati durante le esibizioni realizzate per il sovrano conquistatore.

Il giardino di Sennacherib a Ninive è il parco reale assiro pervenuto a noi grazie ad una lastra del 650 a.C. che ci racconta le caratteristiche del giardino assiro: ricca vegetazione arborea esotica, rete di canali irrigui e i simboli di trionfo del sovrano vincitore. Nel caso specifico della lastra la testa mozzata di un nemico vinto in battaglia.

I babilonesi

Infografica di Giulia Giraudo

I babilonesi sono un popolo conosciuto per i suoi giardini pensili considerati una delle sette meraviglie del mondo antico, ma saranno questi giardini realmente esistiti?

Lo so, starete pensando come mai ci dovremmo porre questo dubbio? Dobbiamo porci tale domanda perchè le fonti sulla forma e struttura dei giardini pensili babilonesi li abbiamo, attualmente, solo di fonti molto tarde che risalgono alla cultura greca-romana. Inoltre durante alcuni scavi fatti a Babilonia nessuna delle tavolette ritrovate fa qualche accenno a questi straordinari giardini pensili, e anche Erodoto, storico antico, non ha mai accennato nulla su tali giardini.

Gli autori vissuti circa 5 secoli dopo descrivono tali giardini pensili come terrazze disposte su gradoni artificiali sostenuti da dei pilastri di pietra, collegati da un complesso sistema di irrigazione. Alcune di queste fonti si contraddicono su alcuni aspetti, ma ciò che si può desumere da esse è l’elaborata struttura architettonica terrazzata costruita dai Babilonesi.

I persiani

Infografica di Giulia Giraudo

Il giardino persiano è un parco reale, limitrofo al palazzo reale, che nasce dalla fusione di differenti modelli e culture rispecchiando il grande impero multietnico che fu. Il significato che il giardino doveva trasmettere era del paradiso terrestre dell’antica religione persiana. Tale angolo di paradiso persiano deve essere recintato per proteggerlo e custodirlo. Da alcune fonti che narrano il giardino persiano si sottolinea la particolare attenzione geometrica nella messa a dimora delle piante ed il ruolo che assumeva il sovrano persiano come “giardiniere” nel suo parco reale.

I greci

Infografica di Giulia Giraudo

Con i greci si cambia completamente contesto dalla culla della Mesopotamia passiamo al florido Mediterraneo. Nella mitologia greca vengono spesso descritti giardini, ciò è deducibile dal fatto che nella tradizione greca gli Dei amavano frequentare i giardini, perchè erano i luoghi dei loro incontri amorosi.

Nella civiltà greca i giardini assumono un valore sociale. Nascono dunque i giardini pubblici che svolgono funzioni religiose, politiche, funerarie, di svago e sportive. Con il tempo si diffusero giardini pubblici specifici per le attività sportive, i cosiddetti “ginnasi”.

Nel IV secolo a.C. in Grecia si sviluppa una nuova disciplina: l’“amore per la sapienza” esercitata dai filosofi camminando negli spazi naturali, così si svilupparono i giardini dei filosofi. Nello stesso periodo si sviluppò la scienza botanica con la stesura degli erbari.

L’ellenismo è caratterizzato dalla diffusione della cultura greca in tutto il mondo conosciuto, ed in questo periodo le fonti pervenute registrano un notevole incremento delle scienze botaniche, riaffiorando così il concetto di giardino produttivo ricco di piante mediterranee.

I romani

Infografica di Giulia Giraudo

Le fonti letterarie romane ci hanno portato fino ad oggi una copiosa terminologia per parlare di verde:

  1. Luci, boschi agrari dove la vegetazione veniva gestita dall’uomo con un approccio selvicolturale con tagli selettivi e piantumazioni studiate. Si realizzarono così dei parchi artificiali destinati alle funzioni religiose.
  2. Hortus, lo spazio coltivato irrigato nei pressi della casa.
  3. Viridarium, area verde con erbe e fiori.
  4. Pomarium, area dedita al frutteto.
  5. Topia, il giardino ornamentale. Da qui nacque il termine ars topiaria, ovvero l’arte dei giardinieri di dare forme alla chioma degli alberi e arbusti ornamentali, geometriche o che riproducono forme antropiche o di animali.

A parte le fonti letterarie molta della conoscenza sulla vita, usi e costumi dei romani è giunta a noi grazie agli scavi archeologici di Pompei. Nel caso specifico del verde urbano pompeiano sono state identificate più di 400 aree verdi. Le caratteristiche di queste aree erano una notevole varietà di dimensione, messa in opera a seconda dello stato sociale dei possessori e le funzioni che tale area verde ricopriva. Uno dei maggiori esempi lasciateci da Pompei è la Villa di Oplontis, appartenuta alla moglie di Nerone, che era composta da un viale principale e da vialetti secondari in terra battuta, dove le analisi paleobotaniche hanno riconosciuto la presenza in quel giardino di bosso, oleandri e platani.

Con lo sviluppo della civiltà romana i giardini si sono evoluti. Nel periodo imperiale la funzione estetica e paesaggistica prevale su quella produttiva.

Con la crisi della civiltà romana e la disgregazione dell’impero le ville urbane ed extraurbane furono abbandonate e riconvertite ad usi agrari.

Il giardino medievale

Il medioevo inizia con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 e termina nel 1492 con la scoperta dell’America. Spesso il medioevo viene considerato come un periodo buio e retrogrado, ma questo pensiero è errato. Nel medioevo vi furono notevoli avanzamenti tecnologici, come la polvere da sparo, l’invenzione di mulini a vento verticali e l’agricoltura con la rotazione delle culture. Ed anche nell’ambito del verde vi furono degli sviluppi in questi differenti contesti: ecclesiastici e cortesi.

I giardini monastici

Infografica di Giulia Giraudo

Mentre l’Impero romano sfioriva, il cristianesimo si affermava. Con questo cambio di prospettiva i giardini mutano diventando uno spazio simbolico. Tali spazi vengono raccontati nella poesia cristiana, nello specifico ne “Il Cantico dei Cantici” si parla del giardino come un luogo chiuso, all’interno del quale vi è la vegetazione rigogliosa, l’acqua fresca e tutta la natura è amica e ospitale.

Questa concezione nei monasteri si traduce con orti e frutteti. Gli orti monastici nascono in primis avendo una funzione produttiva, ma successivamente assumono anche una connotazione etica, derivata dal lavoro manuale.

L’esempio più significativo dei giardini monastici è la pianta dell’Abbazia svizzera di San Gallo.

Schema planimetrico dell’Abbazia di San Gallo

Redatto dal 820-830

Nella planimetria dell’Abbazia di San Gallo è presente un chiostro quadripartito da una croce di vialetti che si incontrano in uno spazio centrale dove cresceva un arbusto dal portamento basso e cespuglioso, la junipers sabina. Inoltre vi sono 3 tipi di giardini distinti per le loro funzioni produttivo, religioso e terapeutico, rispettivamente:

  • Orto per la produzione di frutta e verdura per i monaci dell’Abbazia.
  • Giardino funerario con i sepolcri dei monaci alternati da alberi da frutto.
  • Erbario per coltivare le piante medicinali ed utilizzarle nelle cure medicinali.

L’esempio riportato ha in sè alcune caratteristiche essenziali della gestione del verde nei monasteri medievali:

  1. Nei chiostri sono frequenti le croci di vialetti con lo scopo di ricordare l’immagine dei 4 fiumi dell’Eden. Al centro del chiostro è presente un albero o un arbusto per ricordare la croce di Cristo o una fontana ricolma di acqua, elemento naturale simbolo di purezza.
  2. Gli spazi verdi dovevano essere funzionali alle esigenze alimentari e terapeutiche. In questi spazi veniva spesso praticata l’apicoltura per la produzione di miele usata sia a scopo alimentare che curativo.

Dalla grande cura e dedizione da parte del verde nacque nei monasteri la lunga tradizione degli herbarii, raccolte di libri che elencavano le specie vegetali esaminando le loro virtù medicinali e culinarie.

I giardini cortesi

Infografica di Giulia Giraudo

Alla fine del Medioevo si sviluppò un nuovo modello di giardino nato dalla fusione:

  • della poesia cavalleresca
  • dal fascino della campagna
  • dalla tradizione monastica.

Il giardino cortese era caratterizzato da una planimetria formale con specie arboree lungo il perimetro del giardino lasciando una spazio libero centrale, nel quale vi era una fontana che zampillava d’acqua. Per definire il giardino era presente una recinzione in muratura, siepi o palizzate. La funzione del giardino era di essere il centro di svago e di rifugio degli aristocratici medievali.

Il giardino all’italiana

Il giardino all’italiana, conosciuto anche come giardino formale, ha alla base di essere un luogo di piacere e svago per gli aristocratici del tardo Rinascimento.

Le sue caratteristiche principali erano:

STILEElegante e rigoroso
FORMEGeometriche, simmetriche e ordinate
VEGETAZIONESiepi per l’applicazione dell’arte topiaria e pochi alberi. Le piante erano principalmente sempreverdi, come Cupressus sempervirens L. e Juniperus spp., ed alberi mediterranei da frutto come i limoni.
ELEMENTO IDRICOPresente spesso con laghetti e piscinotte

Ecco alcuni esempi di giardini formali:

Giardino di Boboli

Realizzato dal 1549

A Firenze

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Giardino Giusti

Realizzato nel 1786

A Verona

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Giardino della Reggia di Caserta

Realizzato nel 1752

A Caserta

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Il giardino classico

Nel XVI° grazie ad André Le Notre nacque il concetto del giardino classico, il quale si sviluppa sul territorio, giocando sulla sorpresa che offriva sul boschetto, e veniva ornato da sculture e da maestose fontane.

Le particolarità del giardino francese sono:

STILERigoroso e preciso
FORMESimmetriche e prospettiche
VEGETAZIONEContinua l’arte topiaria e nascono i parterre de borderie, ovvero dei ricami realizzati sulle aiuole dalle linee curve con la sabbia e la ghiaia colorata. Le specie maggiormente utilizzate per le siepi erano il Taxus L. e Buxus L.
ELEMENTO IDRICOEra presente in uno stato antropizzato sotto forma di zampilli, cascate, fontane per seguire un percorso rettilineo che portava l’acqua ad un bacino di raccolta nella parte più bassa del giardino.

Ecco alcuni giardini classici:

Giardini della Reggia di Versailles

Realizzati nel 1623

A Versailles

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Giardini del Castello di Chambord

Realizzati nel 1519

A Chambord

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Giardini del Castello di Vaux le Vicomtee

Realizzati nel 1661

A Vaux le Vicomtee

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Il giardino inglese

Il giardino all’inglese compare all’inizio dell’XVIII secolo e si distacca dal giardino formale e da quello classico. Si delinea un giardino di tipo paesaggistico, dove il progettista lavora molto sulla riduzione del campo visivo e delle aperture parziali imitando la natura.

Spesso, infatti, si creavano dei boschetti per ridurre il campo visivo lasciando il visitatore stupito delle aperture sulle visuali paesaggistiche.

Le peculiarità di questa tipologia di giardino sono:

STILENaturale e spontaneo
FORMELibere, morbide e scomposte
VEGETAZIONESpecie autoctone e locali selezionate per essere lasciate libere di vegetare con una bassa manutenzione.
ELEMENTO IDRICOPresente sotto forma di piccoli rii e canali simili a quelli presenti in campagna.

Ecco qualche esempi di giardino all’inglese:

Royal Garden di Bukingham Palace

A Londra

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Giardini Reali

Realizzati alla fine del Settecento

A Monza

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Parco Sempione

Realizzato nel 1890

A Milano

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Se ti interessa l’argomento

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BIBLIOGRAFIA

Storia dei giardini – Dalla Bibbia al giardino all’italiana” di Carlo Tosco, Il mulino, 2018

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